Gran parte dei fatti emersi dall’inchiesta della procura di trani sulla Casa Divina Provvidenza di Bisceglie erano noti ai più? La capacità della procura è stata quella di essere riuscita a mettere insieme gli elementi di accusa attraverso una scrupolosa ed accurata indagine.
Avevamo denunciato a più riprese che In questi anni nell’ente, clientele e assunzioni, spesso fuori ruolo, caratterizzavano buona parte delle scelte aziendali. Ed è proprio per rispondere ad una nostra denuncia che l’azienda ha avviato, alcuni anni addietro, una procedura di licenziamento nei confronti di alcuni nostri delegati aziendali. Così come lo sperpero delle risorse, che avveniva senza nessuna attenzione ai bilanci. Diversi appalti sono stati affidati per una durata ventennale ad aziende compiacenti senza tenere in nessun conto dei prezzi di mercato. Mentre da un lato si teneva in piedi la baracca, anche attraverso provvedimenti di legge fatti su misura che provavano a congelare l’indebitamento del “Don Uva”, dall’altro si consumavano pesanti tagli sulla pelle dei lavoratori: oltre 400 espulsioni nel 2004, altre 500 circa nel 2012.
Tre anni fa Casa Divina Provvidenza, ormai strangolata dai debiti, tenta la scorciatoia del concordato preventivo per alleggerire la sua massa debitoria, nella speranza di poter continuare nella sua azione di galleggiamento, sopratutto lasciando in piedi lo stesso management che aveva portato l’ente al collasso. Cgil Cisl Uil, insieme alla giunta regionale chiedevano l’amministrazione straordinaria. Il progetto di concordato, molto fragile ed inconsistente, fallisce, e fortunatamente arriva la gestione commissariale.
Alcuni risultati oggi sono evidenti, a partire da un percorso virtuoso di risanamento che fa ben sperare sulla possibilità che l’ente venga collocato sul mercato; le manifestazioni di interesse in arrivo lasciano ben sperare. La cosa che invece rimproveriamo all’attuale gestione commissariale, è la cautela e la lentezza con cui sta procedendo nella sostituzione della struttura dirigenziale. Le persone che hanno portato l’ente al fallimento, non possono essere le stesse che possono contribuire a risanarlo.
La soddisfazione che a noi rimane è sapere di essere stati nel giusto quando abbiamo denunciato queste cose sia nelle assemblee che nelle note formali. Ma la soddisfazione maggiore è quella di veder liberare il Don Uva, dalla morsa di interessi particolari di pochi, e riconsegnarlo a quel ruolo prestigioso che era nella mente del suo fondatore.