La Puglia da giovedì 11 febbraio è rientrata in zona gialla e finalmente sarà possibile riaprire i musei e i luoghi della cultura pugliesi, come da previsione normativa: un segnale importante di recupero di normalità di vita ma che non può trascurare la preoccupazione della condizione di estrema precarietà in cui sopravvivono i musei e monumenti pugliesi, afflitti da una carenza di personale che non accenna a risolversi.
Le nostre precedenti denunce non hanno avuto esito alcuno rispetto alla grave problematicità evidenziata, anzi i pensionamenti dei lavoratori, già previsti per quest’anno, metteranno in ginocchio la possibilità di fruizione della cultura, peggiorata delle misure di tutela sanitaria previste dall’emergenza pandemica, che centellinano le visite e prevedono personale numericamente adeguato e al contempo formato. E a questo proposito, è bene ricordare che la Direzione Regionale Musei conta ormai un organico ridotto di circa il 50% rispetto quello previsto, già insufficiente per l’offerta culturale prevista.
A complicare il quadro rappresentato, si aggiunge la paventata interruzione del servizio di biglietteria e di bookshop. Questione particolarmente grave, non solo per un adeguato e pianificato utilizzo culturale dei siti ma anche per la condizione di incertezza subita dagli operatori precari, che stanno attraversando insieme alle loro famiglie un periodo di estrema incertezza economica, estremizzata dalla crisi perdurante.
E’ inutile sottolineare che le esternalizzazioni di servizi producono mostruosità, da ogni punto di vista li si guardi.
Questa visione di insieme, dunque, ci restituisce l’impossibilità di garantire l’apertura al pubblico dei luoghi della cultura in sicurezza per molto tempo, nelle condizioni evidenziate, né pare tempisticamente veloce l’assunzione di personale necessario in tutti gli Istituti dei Beni Culturali pugliesi, i quali infatti attraversano tutti e da molto tempo ormai, come ci raccontano quasi periodicamente le cronache, condizioni difficili di sopravvivenza dignitosa. Solo per fare qualche esempio, si pensi all’Archivio di Stato di Bari che con le sezioni di Trani e Barletta entro quest’anno avrà alle sue dipendenze solo un Archivista disponibile, a fronte di dieci unità previste in organico, o se guardiamo alla Biblioteca Nazionale di Bari, questa conta su un personale diminuito di oltre il 50%; stessa condizione vive anche il MaRTA di Taranto, uno dei musei per ricchezza di reperti della Magna Grecia e per la sua maestosità, uno dei più importanti del Paese; la Soprintedenza per la città metropolitana di Bari invece, oltre che essere già priva addirittura di uno storico dell’arte, sta per dichiarare la chiusura del laboratorio di restauro per la quiescenza di quasi tutti i restauratori, ridotti solo a due.
Una situazione insostenibile!
Circostanze che, messe in stand-by dall’emergenza sanitaria, continuano a peggiorare tuttavia inesorabilmente. Motivo per cui abbiamo sollecitato unitariamente, con le altre parti sociali, un tavolo al Segretariato Regionale MIBAC per fare il punto della situazione, stante la disponibilità dei Dirigenti degli Istituti pugliesi, per governare in primis una situazione che sta svoltando inesorabilmente verso il collasso se non si dispongono aggiustamenti ma che dovrà prevedere necessariamente una pianificazione di prospettiva che metta in sicurezza i lavoratori, faccia pressioni su assunzioni necessarie, rivendendo una collocazione razionale dei lavoratori e che al contempo si incroci con un ripensamento della fruizione che ne consenta il massimo utilizzo possibile.
Una disponibilità che riteniamo sia opportuna e sia colta, e subito, da parte datoriale.
In parallelo, riteniamo opportuno coinvolgere in questa discussione anche altri attori importanti e necessari quali l’assessorato regionale alla Cultura, per tentare soluzioni concertate di più ampio respiro.
Patrizia Tomaselli,
Segretario FP CGIL Puglia
Matteo Scagliarini,
Coordinatore