Il prossimo 31 marzo, al netto di amare sorprese, ci lasceremo alle spalle lo stato di emergenza dovuto all’ennesima ondata Covid che ha colpito il nostro Paese. Una data simbolica e tanto attesa per voltare pagina e ridare ossigeno all’economia nazionale compressa da due anni di restrizioni.
Si è trattato di un periodo certamente buio per il nostro Paese nel quale però, tra le tante certezze che hanno caratterizzato questa fase e limitato i danni, occorre menzionare il grande sforzo compiuto dalle pubbliche amministrazioni nel fronteggiare l’emergenza sotto tanti punti di vista.
Una pubblica amministrazione che, in un breve lasso di tempo, si è vista obbligata a rigenerarsi attraverso un percorso di innovazione che ha dimostrato come sia possibile raggiungere proficui risultati in termini di produttività lavorativa e professionale anche al di fuori del proprio luogo di lavoro scardinando, di fatto, antiquate visioni basate su un modello organizzativo “lavoro-ufficio”. Lo smart working ha rappresentato una metodologia rivoluzionaria che ha trasformato e modernizzato lo scenario di organizzazione del lavoro tipico del pubblico impiego del nostro Paese, evidenziando punti di forza in termini di qualità dell’attività resa e del grado di soddisfacimento dei lavoratori, ma anche elementi di arretratezza nella gestione dei tempi di conciliazione vita-lavoro rispetto ad altre realtà europee già da lungo tempo ancorate ad una visione di piena sostenibilità lavorativa (vedasi gli esempi della Spagna e del Belgio che hanno adottato la settimana lavorativa corta).
Il nostro Ente è stato esemplare nella capacità di coniugare l’adozione del lavoro in modalità agile alle esigenze dell’utenza e del sistema produttivo locale: anche nella fase attuale con la prevalenza delle giornate in presenza, l’attività lavorativa svolta a distanza garantisce continuità e coerenza con gli obiettivi e gli impegni quotidianamente richiesti nell’ambito delle proprie Sezioni di appartenenza.
Non sprechiamo, quindi, quest’opportunità e rilanciamo il ricorso al lavoro agile anche dopo la fine dello “stato di emergenza”. Ripartiamo da alcuni pilastri sui quali fondare un dialogo costruttivo in questa direzione:
– il vasto apprezzamento delle lavoratrici e dei lavoratori, come dimostrato dalla larga partecipazione alla manifestazione indetta unitariamente dalle sigle sindacali a sostegno dello smart working tenutasi il 12 novembre 2021 nell’atrio del plesso di via Gentile alla quale presero parte anche il Presidente della Giunta Regionale, l’Assessore al Personale e il Direttore del relativo Dipartimento, i quali, a tal proposito, espressero pareri positivi e di condivisione per questo strumento. Rammentiamo come quella manifestazione dette la stura all’adozione della D.G.R. n. 1848 del 15 novembre 2021 “Adozione della disciplina transitoria della prestazione lavorativa in modalità agile”;
– i contenuti previsti dalla legge n.81/2017 che, agli artt. 18 e 19, conferiscono alle pubbliche amministrazioni la possibilità di “promuovere il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro…);
– il Piano Integrato di Attività e Organizzazione (PIAO), disciplinato dall’art.6 del D.L. n.80/2021, con il quale si avvia un significativo tentativo di disegno organico del sistema pianificatorio nelle amministrazioni pubbliche evidenziando la molteplicità di strumenti di programmazione tra i quali il piano per il lavoro agile (conosciuto come POLA), la cui adozione dovrà avvenire entro il 30 aprile 2022;
– l’esempio di buona prassi amministrativa offertaci dal Consiglio della Regione Puglia che, a seguito di una preventiva condivisione con le OO.SS., in data 27 gennaio 2021 ha adottato con Deliberazione dell’Ufficio di Presidenza il proprio Piano Organizzativo del Lavoro Agile, ben strutturato in quattro parti, che può rappresentare una traccia utile per stimolare la Giunta Regionale all’approvazione di un documento simile garantendo le pari opportunità a tutti i dipendenti dello stesso Ente;
– utilizzare, accanto al lavoro agile, le strutture regionali territoriali per sperimentare forme di co-working e di riduzione dei tempi di percorrenza casa-ufficio, al fine di avviare un primo step in termini di ripopolamento e rafforzamento delle stesse, avvalendosi del contributo dei dipendenti residenti nelle varie province pugliesi ma che sono in servizio nelle sedi centrali di Bari.
Per le motivazioni finora esposte, la Fp Cgil Puglia chiede a codesta Amministrazione un incontro da tenersi nella prima metà di marzo per avviare un approfondimento comune sul tema del lavoro agile oltre lo stato d’emergenza ed elaborare un modello di organizzazione su di esso basato in maniera costruttiva e condivisa.
Confidando nella volontà di proseguire in un cammino fatto di interlocuzioni e collaborazione sui temi di grande attenzione e attualità per le lavoratrici e i lavoratori del nostro Ente.