Il Lavoro Pubblico non ha vinti né vincitori. La partita si gioca insieme. La risposta al Capo di Gabinetto Stefanazzi

 Gent.mo Dott. Stefanazzi, 

sentiamo il dovere di raccontarle dello stupore e del disagio che si è diffuso tra le lavoratrici ed i lavoratori della Regione Puglia a seguito delle Sue ultime dichiarazioni apparse sugli organi di stampa a proposito delle criticità gestionali del PNRR circa la ripartizione delle competenze tra Ministeri, Regioni ed Enti Locali. In particolare Lei indica, tra le richiamate criticità, il sistema-lavoro nella datata antitesi dei due mondi contrapposti pubblico impiego e lavoro autonomo. 

Vede, Lei ha l’onore e l’onere di ricoprire il vertice della macchina amministrativa della Regione Puglia dove lavorano migliaia di donne e uomini con competenze eccellenti perché sono prima di tutto persone eccellenti. Non hanno “ripiegato sugli Enti della Pa” ma hanno voluto sposarne la causa, la loro causa, la più giusta. Per raggiungere questo obiettivo, per sposare questa causa, sono passati attraverso concorsi, selezioni, precarietà diffusa. Non si fanno sacrifici per una soluzione di ripiego, si fanno per esaudire i propri desideri. E poi, le motivazioni, i percorsi, le storie che portano un individuo ad essere un dipendente pubblico piuttosto che un lavoratore autonomo sono elementi assolutamente individuali ed intimi. Quindi, appare un po’ goffa, oltre che offensiva, l’immagine consegnata dalle Sue parole. 

Lei saprà certamente, dato il ruolo che ricopre, dell’altissima competenza dell’intera platea delle lavoratrici e dei lavoratori della Regione Puglia, della loro professionalità, dei titoli di studio, di specializzazione e di alta formazione posseduti dagli stessi. Saprà certamente delle responsabilità a cui si è esposti a fronte di retribuzioni, come da Lei giustamente ricordato, veramente bassi. Come Lei saprà benissimo, la precarietà sarebbe dovuta essere una virtù per il mondo del lavoro perché rappresentativa di un sistema in cui la “flessibilità”, in un contesto di elevata domanda da parte del mercato, sarebbe dovuta essere sinonimo di “libertà” di poter scegliere e far valere le proprie qualità. Purtroppo, invece, la precarietà, i contratti a tempo determinato e co.co.co ad esempio, sono spesso diventati facile modalità di ricatto e privazione di diritti. Privazione di diritti, pur avendo competenze e senza aver ripiegato. Anche se “il mercato va alla grande” c’è chi decide di stare da QUESTA PARTE: per passione, per necessità, per volontà, per semplice inclinazione. E si decide di non stare dall’altra parte, perché non c’è un’altra parte. Il mercato”, le partite IVA, le imprese, fanno parte, con la Pubblica Amministrazione, di un’unica “parte”: quella che deve sostenere e rilanciare l’economia territoriale rispettando le norme ed i lavoratori, con le loro vite personali. Vede, dovremmo chiederLe perché da oltre tre anni non si riesce a stipulare il Contratto Integrativo Decentrato, strumento importante per valorizzare, anche economicamente, le professionalità regionali. Dovremmo chiederLe dei ritardi nella definizione di Maia 2.0, delle nomine dei Direttori di Dipartimento, dei Dirigenti di Sezione e di Servizio: quanto tutto ciò ha inciso nel funzionamento della macchina amministrativa? Poco, pochissimo, glielo diciamo noi: le lavoratrici e i lavoratori della Regione Puglia sono così bravi che riescono a raggiungere obiettivi importanti anche in assenza di nomine apicali, senza essere commissari o onnipotenti. 

In un’altra era storica, forse, dall’alto l’avrebbero invitata a fare un passo indietro. Oggi, in questo tempo dove sembra essere di moda il mero esercizio fine a se stesso del “potere” individuale, dovremmo chiederglielo noi, col “potere” collettivo dei lavoratori, di fare un passo indietro o quanto meno di scusarsi. Ma non lo faremo. Non lo faremo perché, essendo assolutamente convinti che il “potere” non consista nell’avere la libertà di esprimere giudizi sommari che investono migliaia di vite in virtù del ruolo fiduciario verticistico che si ricopre, crediamo che il “potere” risieda nella forza e nell’orgoglio delle lavoratrici e dei lavoratori della Regione Puglia che, comprendendo le possibili “cause” alla base del suo “inciampo”, la “perdonano”. 

Il Coordinamento aziendale

Domenico Ficco, Segretario Generale