PUBBLICO È MEGLIO SIAMO UN’ALTRA STORIA

La campagna intrapresa dal Corriere del Mezzogiorno contro la gestione di Castel del Monte sorprende per l’inesattezza e la superficialità.
Si fa, ad es., riferimento ad una “incredibile chiusura per neve” e di una “campagna del giornale” per cui il monumento è stato riaperto al pubblico. Affermazioni gravi e erronee, che necessitano di chiarimenti.
È bene ricordare che Castel del Monte è locato nell’entroterra, in cima ad una collina, che viene ricoperta di neve nei giorni più gelidi dell’anno. L’accesso al sito attraverso l’unica lunga stradina a tornanti stretti, diventa rischioso a causa delle lastre di ghiaccio che si formano dopo la caduta di neve abbondante. Non solo, il ghiaccio si forma anche nel cortile interno e sulle scale a chiocciola, rendendo pericolosa la visita per utenti e lavoratori.
Alla luce di quanto sopra, dobbiamo pensare che il quotidiano in questione ritenga inopportuno chiudere un sito pericolosissimo per i visitatori e per gli stessi lavoratori?
La valutazione dei rischi è stata effettuata dall’Amministrazione insieme al medico competente e al responsabile alla sicurezza, professionisti esterni alla Soprintendenza.
La chiusura avviene dunque non per un capriccio dell’Amministrazione ma per una seria valutazione dei rischi e poi comunicata attraverso il sito istituzionale.
È bene precisare che la chiusura, non regala ai lavoratori giorni di “riposo”, i quali anzi sono obbligati a utilizzare i loro permessi personali per giustificare l’assenza.
Infine, la riapertura non è stata il risultato della campagna di sensibilità del Corriere del Mezzogiorno, ma è dovuta semplicemente al ripristino di condizioni climatiche favorevoli.
Vogliamo sottolineare inoltre che Castel del Monte è uno dei monumenti “più aperti” al mondo, in seguito ad un accordo sindacale del 2000 che decideva l’apertura del Maniero per dieci ore al giorno per 362 giorni l’anno, senza nessuna giornata di chiusura settimanale. Inoltre, in occasione di progetti di valorizzazione, i lavoratori hanno sempre garantito il prolungamento della visita fino a 12 o 13 ore, aumentando l’apertura al pubblico fino a 365 giorni!
I lavoratori quindi garantiscono l’apertura di Castel del Monte per un numero di ore che non teme confronti con alcun sito nazionale, tantomeno internazionale.
Ci sembra dunque che il tentativo del giornale ripercorra l’odierna moda ricorrente, cioè la svalorizzazione del lavoro pubblico fino al punto che la lettura delle statistiche fornite dal Ministro Franceschini, reperibili sul sito del MiBACT, è così superficiale che non riesce a spiegare come un aumento dei visitatori paganti e non, si trasformi poi in un dato negativo per un calo degli introiti.
Calo degli introiti netti dovuto al fatto che nel 2014 i servizi di biglietteria, prima gestiti a costo zero dal personale del Ministero, sono stati affidati a una ditta privata, in cambio di una consistente parte delle entrate: ecco la spiegazione di quello che la giornalista fa passare come un calo delle prestazioni del sito!
Stesse valutazioni andrebbero fatte per i dati degli altri luoghi della cultura.
Si invoca così spesso l’intervento dei privati nella gestione di musei e monumenti, ma si dimentica, o si finge di dimenticare, che il privato, giustamente, lavora per il profitto. Valutando seriamente costi benefici, interessante sarebbe monitorare le possibili sinergie tra pubblico e privato.
Ci sembrava doveroso fornire una corretta informazione, poiché il facile consenso non può cibarsi continuamente del danno provocato al lavoro pubblico, che per noi consiste soprattutto nello sforzo continuo e costante per mantenere alta da parte dei tanti lavoratori la qualità del servizio al cittadino, nonostante i tagli continui agli organici e alle risorse.
Bari, 12.01.2015

Comunicato di Biagio D’Alberto – Segretario Generale
e di Matteo Scagliarini – Coordinatore Reg.le BB.CC.