LE CONTINUE RIFORME DEL SETTORE RISCHIANO LA DISFATTA DEL PATRIMONIO CULTURALE PUGLIESE

La chiusura di Canne della Battaglia, nei festivi di agosto, è stata associata alla disfatta delle legioni romane ad opera di Annibale. Una facile assimilazione che poi non ha comportato proposte e azioni successive sulla valorizzazione del nostro patrimonio culturale da parte delle Istituzioni.

In realtà la quasi totalità dei luoghi della cultura gestiti dal Polo museale pugliese sono in sofferenza, compresa la struttura tecnico, scientifica e amministrativa, come avevamo già argomentato lo scorso luglio in un nostro comunicato. Anzi, tutto il sistema è in profonda crisi.

Lo dimostra il fatto che anche il museo archeologico nazionale di Taranto, dopo i fasti dell’inaugurazione del secondo piano, deve far fronte ad una situazione difficile, le cui potenzialità vengono frustrate da un numero di personale assolutamente insufficiente. Infatti nonostante l’importante e apprezzabile opera di valorizzazione che la Direttrice sta attuando sul considerevole lavoro realizzato dagli addetti della ex Soprintendenza Archeologica della Puglia, la stessa con una soluzione condivisa con i lavoratori, è stata costretta a contingentare le visite.

Questo significa che l’assenza di investimenti massicci sul personale preluderà di certo al fallimento delle riforme Franceschini.

Tuttavia testardamente si continua ad operare in molti siti importanti con personale che possiamo contare sulle dita di una mano. Tra questi, il museo archeologico nazionale di Altamura a breve con sole tre unità in servizio, quello di Ruvo altrettanto, il Castello di Copertino lo stesso, il museo archeologico di Palazzo Sinesi in Canosa si avvale di quattro addetti di cui uno a part-time, il Museo Archeologico presso il Castello di Gioia del Colle tra poco conterà cinque dipendenti. Stesso discorso vale per il Castello di Trani e addirittura per Castel del Monte per far fronte a centinaia, spesso migliaia, di turisti impegna 2/3 unità per turno, oltre che Canne della Battaglia con tre unità, il prossimo mese due.

Buona parte di questi siti aprono al pubblico per 11 ore per sette giorni su sette, oppure al massimo possibile, grazie ad accordi sindacali ormai datati e tarati su un numero maggiore di personale. Le OO.SS. e la RSU continuano, per quello che è possibile, a stringere accordi per garantire il massimo di fruibilità. Infatti, anche in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio il 24 e 25 settembre, i siti non solo rimarranno aperti ma sono in programma una serie di eventi.

Il personale, inoltre, non risulta solo numericamente carente ma anche ai limiti della pensione e non rinnovato per un annoso blocco del turn-over.

Problema è noto ed ampiamente sviluppato negli elaborati del prof. Benzia, Consigliere del Ministro, che già nel 2014 forniva alle OO.SS. numeri drammatici di organici invecchiati.

Le tabelle seguenti testimoniano la realtà meglio di tante parole, dove la Puglia appare tra le regioni con il personale più anziano e maggiormente penalizzata dai pensionamenti prossimi.

Secondo l’ultimo decreto del 2015, l’organico pugliese, già falcidiato dalla spendig review, prevede 738 unità complessive distribuite tra Polo, Archivi, Biblioteche, Soprintendenze e Segretariato. Ma dalla tabella ministeriale seguente si evince chiaramente che entro i tre anni prossimi si arriverà alla cessazione di 309 unità.

Numeri drammatici che parlano non solo di professionalità perse e frustrate ma anche di un patrimonio culturale messo in crisi che rischia di non essere valorizzato e tutelato.

La riorganizzazione che si sta attuando ha messo in crisi importantissimi Uffici e specificità, a causa della carenza di organico combinata con la creazione di nuovi Istituti. In Puglia, in soli due anni, sono nati il Polo Museale e il MARTA, ed è stata abolita la Soprintendenza Archeologica della Puglia, le cui funzioni sono state ricomposte poi nelle tre Soprintendenze uniche. Riorganizzazione che ha creato una grande confusione dal punto di vista della redistribuzione dell’organico e della funzionalità degli uffici. Per esempio, si rischia di cancellare il laboratorio di fotoriproduzioni, legatoria e restauro ubicato nella sede centrale dell’Archivio di Stato a Bari e nella sua sezione staccata di Trani, che non viene citato né sono citate le relative figure professionali previste presso l’Archivio di Stato di Bari (vedi Assistenti tecnici e Restauratori). Laboratorio che rimane l’unica struttura pubblica del genere ancora funzionante nel meridione e che è un delitto pensare di eliminare. Infatti le altissime professionalità hanno operato su documenti di grande pregio e garantito la conservazione del preziosissimo patrimonio archivistico della nostra regione.

Stessa preoccupazione desta la riduzione notevole dell’organico di fatto e quello previsto degli Archivi e Biblioteca Nazionale. Dal momento che l’Archivio di Stato di Bari consta di due sezioni importanti, quella di Trani e Barletta, ricche di un inestimabile patrimonio documentale.

Non affrontiamo adesso la torsione funzionale e organizzativa nell’ambito della tutela di un territorio ricchissimo di beni culturali e paesaggistici, che si sta creando con l’istituzione delle tre Soprintendenze uniche, con scarse risorse economiche e di personale, che approfondiremo prossimamente.

Insomma il quadro restituito dalle continue riforme, nonostante i roboanti annunci sulla valorizzazione, è desolante.

La sua descrizione sembra quasi la cronaca di una morte annunciata.

In sintesi, per il rilancio di una politica di valorizzazione e tutela, ci sarebbe bisogno di grandi investimenti sulle assunzioni e qualificazione del personale. Da quello che si legge dalle precedenti tabelle, solo per sostituire le cessazioni, servirebbero in Puglia almeno 309 assunzioni in tre anni, delle 6385 carenze registrate in tutta Italia.

Il concorso nazionale mette a bando 500 posti per funzionari, di cui 21 nella nostra regione. Tra questi abbiamo un solo storico dell’Arte e  non sono previsti archivisti, bibliotecari, funzionari amministrativi e per le tecnologie, queste sono professionalità fondamentali per la tutela e valorizzazione. Nessuna assunzione invece per il personale di vigilanza, accoglienza, amministrativi e tecnici di seconda area.

Una situazione esplosiva che avrà ricadute sull’esercizio della tutela e che costringerà a ridurre gli orari di apertura al pubblico, con il chiaro rischio di chiusura.

Mostrano il fiato corto le soluzioni che prevedono l’utilizzo di personale precario, o diversamente reclutato: volontario, per stage e di tutte quelle forme che con la fantasia si può definire il lavoro gratuito, in sostituzione del lavoro stabile.

Questioni che abbiamo unitariamente denunciato da tempo, inascoltati.

Crediamo che affrontare seriamente i problemi derivanti dalla gestione, tutela e valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale e paesaggistico della Puglia non può prescindere da un coinvolgimento tra istituzioni territoriali e regionali con il Ministero.

Un grido di allarme lo lanciamo anche nei loro confronti perché queste condizioni di malessere dei lavoratori e di impossibilità di funzionamento dei siti culturali non siano il preludio a una privatizzazione certa di un patrimonio che è di tutti.

Abbiamo, in proposito, già chiesto di incontrare l’Assessore regionale con delega ai Beni culturali.

 

Matteo Scagliarini, Coord. regionale                             Patrizia Tomaselli, Segretaria regionale